Roosso e Grigio
12.12.2020 - 06.02.2021
a cura di Salvatore Lacagnina
20 febbraio – 02 aprile 2021
Studio la Città apre il 20 febbraio la mostra di Vincenzo Castella dal titolo MIMESIS – 3rd Stone From The Sun a cura di Salvatore Lacagnina. Oggetto di queste immagini è la Natura, il mondo vegetale in cattività. L’artista non è mai stato descrittivo e tantomeno sedotto da catalogazioni specifiche, ma ha sempre optato per un’osservazione attenta per comprendere la complessità delle visioni e delle rappresentazioni. In questa mostra il suo sguardo desidera avvicinarsi quanto più possibile alle cose, fino quasi ad entrarci dentro per tentare di capirle, conoscerne il segreto, coglierne forse il senso, in una visione più ampia e profonda.
Luca Caccioni | Luigi Carboni | Lucio Fontana | Alberto Garutti
Dave Hardy | Antonio Ievolella | Imi Knoebel | Claudia Losi | Emil Lukas
Daniela Monaci | Lucio Pozzi | Alberto Scodro | Francesco Simeti
a cura di Marco Meneguzzo
20 febbraio – 2 aprile 2021
Nel mese di febbraio le sale della galleria sono state riallestite per ospitare una nuova esposizione e in questa occasione anche la mostra Rosso e Grigio è stata ripensata modificando in parte l’assetto originario, ma conservandone i propositi.
Il titolo della mostra rimanda a due colori distinti, come distinti sono i materiali protagonisti di questa collettiva: la ceramica e il cemento. Marco Meneguzzo nel testo dedicato alla mostra precisa che si tratta di “materiali antitetici: si usa o l’uno o l’altro, difficile – se non impossibile – trovarli insieme, per una sorta di incompatibilità caratteriale, che vede il caldo della terra contrapposto al freddo del conglomerato, così come il rosso è lontano dal grigio, per non parlare delle loro qualità strutturali vere e proprie”.
12.12.2020 – 06.02.2021
Nuovo allestimento 20.02-02.04.2021
Studio la Città ha deciso di indossare il colore di Angela Caputi, straordinaria designer di bijoux noti in tutto il mondo.
Le creazioni della stilista, sono bijoux unici ed inimitabili, vestono donne di tutte le età e di ogni parte del mondo. La loro particolarità sta nel design e nel colore, sono dei veri e propri oggetti d’arte esclusivi e sofisticati.
Esporre in una galleria d’arte bijoux dai colori e forme elegantissime, ironiche, semplici e sontuose allo stesso tempo, è come presentare le opere di un’artista che lascia immaginare un’infinità di corpi che le indossano. Donne che indossano il colore, appunto.
Il lavoro di Jacob Hashimoto si vede regolarmente in Italia dal 1999, grazie all’intuito di Hélène de Franchis.
Questa mostra ci invita a tornare alle origini del lavoro di Jacob Hashimoto, agli elementi di base del suo lavoro, sia da un punto di vista puramente cronologico che in un senso ideale più ampio. Se nei lavori più recenti, nelle grandi installazioni, il soggetto sembra quasi diventare lo spazio, con i vuoti i pieni, qui la questione principale è quella del “modulo”, cioè di quell’elemento minimo – tondo, ellittico o quadrato – che, costruito come un piccolo aquilone, costituisce la più piccola particella di ogni sua opera, una molecola, quella “monade” che, scontrandosi con altri elementi simili, determina la forma delle cose. In queste opere non installative la sovrapposizione, la distanza e lo spessore degli elementi conferiscono la profondità a qualcosa che per sua natura è bidimensionale, per capire come il modulo sia l’elemento che “rende visibile” il vero soggetto: lo spazio che così diventa percepibile, che così viene creato.