
Nando Crippa nasce nel 1974 a Merate (LC). Vive e lavora a Casatenovo (LC)
Così lui stesso racconta la sua formazione artistica:
Il mio percorso di studi è piuttosto tipico per uno che fa l’artista: Liceo Artistico a Bergamo, e poi l’Accademia di Belle Arti di Brera, a Milano. Ma ho bazzicato anche le aule di Architettura al Politecnico.
Lo studio dell’architettura mi ha portato a concepire la scultura stessa come architettura, ovvero come costruzione. Sentirsi “costruttore” è una questione fondamentalmente di istinto, e come tale presuppone il fare diretto senza nessun intermediario, senza alcun tipo di protesi; o meglio: solo il minimo necessario.
Nel mio caso questo minimo necessario sono il forno e uno stecco di legno, sempre quello, un’unghietta in legno di bosso larga quattro millimetri.
A scuola ho copiato moltissimo dai grandi maestri del passato; non tanto per dovere quanto perché sentivo la necessità di farlo. Devo anche dire che, più che la storia dell’arte, a stimolarmi sono stati la fotografia e un certo cinema (in effetti la maggior parte dei miei soggetti si sviluppa in orizzontale, come uno schermo cinematografico).
Una volta un amico davanti ai miei lavori ha detto che ricordano certi plastici di architettura… verissimo! … lo spirito è lo stesso. Ovvero, nonostante la piccola scala si può immaginare l’effetto in una scala molto più grande.
Il lavoro di Nando Crippa è il processo di sedimentazione di un immaginario collettivo che è passato attraverso le Vergini di Willendorf o di Brassempouy, ma che si è anche caricato di un’iconografia della modernità che ritroviamo nelle pubblicità delle vecchie riviste.
Le sue figure sono quasi sempre anche archetipi: le donne sono un po’ Eva e un po’ Penelope, ma non riescono a trovare fra le figure maschili i loro Adamo o i loro Ulisse.
Non c’è, nei personaggi di questo artista, la follia di Don Chisciotte a sorreggere l’azione; sono passeggeri fermi alla stazione, che non salgono su nessun treno solo perché hanno dimenticato la loro destinazione (il loro destino).
In loro c’è sempre una specie di enigma da penetrare, che non è l’esercizio intellettuale o ermetico (forse alchemico?) della Melancholia di Dürer, ma piuttosto quello metafisico o esistenziale, come nel De Chirico di Enigma dell’arrivo e della sera. Stanno al margine di una scacchiera vuota (abbandonata?) e hanno dimenticato le regole del gioco. O forse devono ancora inventarle.
Marco Rota, 2014
Opere disponibili
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Nando Crippa, Bollo, 2018
Terracotta dipinta
painted terracotta 35 x 59,5 x 59,5 cm -
Nando Crippa, Ferro da stiro, 2005
Terracotta dipinta
painted terracotta
34 x 63,5 x 34,5 cm -
Nando Crippa, Quattro ragazzi appoggiati a un muro, 2007
Installazioni
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Attenzione! 2025
Attenzione! Installation view, Studio la Città
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Attenzione! 2025
Attenzione! Installation view, Studio la Città
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Attenzione! 2025
Attenzione! Installation view, Studio la Città