Studio la Città è una galleria d’arte contemporanea inaugurata a Verona nel 1969 da Hélène de Franchis che ne è ancora oggi titolare. Lucio Fontana, Piero Dorazio, Mario Schifano, Gianni Colombo sono gli artisti delle mostre che caratterizzano i primi anni di attività, affiancati da artisti stranieri legati alla pittura analitica e minimale europea e americana quali: Robyn Denny, Richard Smith, David Leverett, Ulrich Erben, Richard Tuttle, Sol Lewitt, Robert Mangold. La presenza degli stranieri apre il fronte internazionale e lo Studio la Città propone in quegli anni ciò che in Italia ancora si vedeva poco o per nulla nelle gallerie.
È dello stesso periodo anche la partecipazione alle prime Fiere d’arte contemporanea; l’avvio avviene con Dusseldorf nel 1973, poi Art Basel nel 1974, Bologna nel 1975 e Colonia, Parigi, Madrid. La frequentazione del mondo internazionale inaugura un capitolo assolutamente innovativo per quei tempi e vede la galleria presente in tutte le principali fiere internazionali europee, dove ha modo di presentare gli artisti italiani contemporanei. In seguito il percorso intrapreso si allarga all’extra Europa, ampliando anche le scelte artistiche.
Questo aspetto caratterizzerà soprattutto la linea artistica della galleria, come ha osservato puntualmente il critico Marco Meneguzzo: In quegli anni, dunque, il rigore delle scelte “analitiche” dello Studio la Città ha creato la fama di questa galleria, insieme a un’attitudine internazionale e cosmopolita, che significa saper riconoscere e apprezzare le diversità culturali, sentendosi sempre a proprio agio, e senza dover rinunciare alla propria cultura. Tuttavia, il rischio era quello di diventare una galleria “di tendenza”, cioè legata a una singola forma d’arte, a un singolo movimento. E se questo costituiva una nota di merito negli anni Settanta, caratterizzati da scelte ideologicamente orientate e tendenzialmente “pure”, d’avanguardia, paradossalmente “antimercato”, negli anni Ottanta il panorama era completamente mutato. Ebbene, lo Studio la Città è passato indenne anche attraverso quel decennio, senza dover abdicare a quelle scelte e senza operare scelte di comodo, che lo inserissero tardivamente nel mainstream della pittura e della scultura neoespressioniste. Probabilmente il motivo è da ricercarsi nel fatto che comunque una schiera di collezionisti era rimasta legata a scelte comunque “mentali”, rigorose, analitiche, e lo Studio la Città a maggior ragione era rimasto in quegli anni uno dei pochi punti di riferimento per questo tipo d’arte, ma sicuramente anche al fatto di aver saputo rinnovare le proprie scelte nel solco della continuità.
Nell’89 la galleria trasloca in uno spazio più ampio, sempre a Verona. Qui, nel periodo immediatamente successivo alla transavanguardia, che non influenza le scelte della galleria, l’indirizzo artistico guarda al minimalismo cromatico con Lawrence Carroll, Herbert Hamak, John McCracken, David Simpson, Ettore Spalletti e a quella parte di ricerca che esplora i limiti tra la società contemporanea e la pura natura, con artisti come Jacob Hashimoto e Hiroyuki Masuyama. Il filo rosso che collega la gran parte delle scelte effettuate dalla galleria nel corso del tempo è la ricerca di una forma espressiva silenziosa e intima. È per questo che artisti come Gabriele Basilico, Alberto Garutti, Pierpaolo Calzolari, Ettore Spalletti e Giulio Paolini, sono considerati i classici contemporanei dello Studio la Città, che tuttavia non rinuncia all’attenzione e all’interesse verso forme espressive complesse che impiegano media differenti.
È del 2007 l’apertura della nuova sede di Lungadige Galtarossa, che grazie agli ampi spazi permette l’organizzazione di mostre di eventi espositivi di grande interesse. Qui la galleria accoglie i nuovi linguaggi dell’arte indiana, culminando con una mostra dal titolo India Crossing con artisti come: Riyas Komu, Hema Upadhyay, Nataraj Sharma, Valsan Koorma Kolleri, Ashim Purkayastha, Shilpa Gupta.
Nel 2012 – dopo aver tenacemente partecipato alle grandi fiere internazionali fin dagli anni ’70, intervenendo anche alle manifestazioni di New York, Miami, Shangai – Hélène de Franchis decide di interrompere questa attività. Una scelta risoluta e radicale nata principalmente dalla naturale evoluzione delle fiere stesse, sempre più spinte verso il mercato e meno verso la qualità, la ricerca, l’innovazione artistica.
Da quell’esperienza straordinaria – avvenuta nel periodo in cui partecipare ad una fiera significava avere una programmazione artistica seria, attenta alle novità senza voltare le spalle alla storia, concentrata sulla qualità del lavoro degli artisti e lontana da facili seduzioni – lo Studio la Città mantiene la curiosità della ricerca e il piacere di mostrare artisti sempre interessanti, ma non tollera la frenesia finanziaria spesso ingiustificata. Questo porterà la galleria ad avviare iniziative espositive in collaborazione con Musei e Istituzioni in spazi pubblici e privati. È del 2016 l’installazione di Roberto Pugliese La Finta semplice al Museo degli Affreschi di Verona, evento collaterale di Art Verona realizzato con l’associazione ASLC Progetti per l’arte in collaborazione con la Direzione dei Musei Civici di Verona; ma va ricordata la mostra di Ettore Spalletti in collaborazione con la Fondazione Cini e ASLC e in occasione della Biennale d’arte veneziana del 2015, tenutasi in occasione dell’apertura al pubblico di Palazzo Cini; l’installazione di Jacob Hashimoto Gas Giant a cura di Marco Meneguzzo alla Fondazione Querini Stampalia nel 2013; sempre con l’associazione la mostra Ad Naturam al Museo di Storia Naturale di Verona; mentre è del 2011 l’evento dedicato ad Arvo Part con la mostra fotografica e lo straordinario concerto nella monumentale Chiesa di San Fermo Maggiore a Verona; del 2007 la grande installazione di Herbert Hamak in occasione della riapertura dei camminamenti di ronda del complesso monumentale di Castelvecchio a Verona. Solo per citarne alcune.
Più recentemente in concomitanza con le Biennali d’Arte, Studio la Città ha scelto di presentare alcune mostre site specific in luoghi particolari della città lagunare. Nel 2017 Jacob Hashimoto e Emil Lukas sono stati i protagonisti della mostra The End of Utopia allestita negli spazi del seicentesco Palazzo Flangini sul Canal Grande. Mentre per l’edizione del 2019 un articolato spazio presso i cantieri nautici dell’isola della Giudecca ha accolto con due allestimenti distinti le mostre: Recursions and Mutations con opere di Vincenzo Castella, Lynn Davis, Jacob Hashimoto e Roberto Pugliese e la personale di Hiroyuki Masuyama After J.M.W. Turner 1834 – 2019. Poi, da settembre a novembre, una doppia personale degli artisti Herbert Hamak e Giorgio Vigna dal titolo Acque Solide curata da Marco Meneguzzo.
Nonostante l’impegno di questi interventi il programma espositivo negli spazi della galleria non si è mai fermato e prosegue con costanza con mostre personali e collettive di artisti quali: Eelco Brand, Vincenzo Castella, Lynn Davis, Arthur Duff, Herbert Hamak, Jacob Hashimoto, Roberto Pugliese, Mikhael Subotzky, Eugenio Tibaldi, Massimo Vitali, Luigi Carboni, Andreco, Francesco Simeti, Shaun Gladwell.