Studio la Città presenta Tempo subìto, tempo anticipato, personale di Antonio Marchetti Lamera che raccoglie una decina di lavori su carta e su tela realizzati recentemente dall’artista. La mostra, curata da Daniele Capra, evidenzia gli ultimi sviluppi della ricerca di Marchetti Lamera la cui pratica si è focalizzata sullo studio delle ombre portate e su come tali proiezioni costituiscano un’alfabeto caratterizzato dalla dematerializzazione, dalla transitorietà e da un senso impalpabile di sospensione. La mostra è corredata da un catalogo, pubblicato da Scalpendi Editore, con testi di Daniele Capra e Angela Madesani.
Tempo subìto, tempo anticipato fa riferimento alla manifestazione fisica dello scorrere del tempo e al suo concretizzarsi nell’incessante movimento delle ombre originato dalla luce del sole. Nella nostra esperienza quotidiana lo svolgersi cronologico del tempo è percepito grazie gli eventi atmosferici e al cambiamento della luce che viene continuamente riscontrato sugli edifici, su gli alberi, su gli elementi antropici e naturali verso cui posiamo gli occhi. Il lavoro condotto da Marchetti Lamera è incentrato sulla documentazione/registrazione in un’immagine bidimensionale pittorica dell’ombra che qualunque volume o corpo proietta su altre superfici. È insieme un campionamento, un prelievo di tempo, come capita nella fotografia che testimonia un instante passato, e una traccia di una presenza che è avvenuta ma che si presta a presentarsi in forma simile, non appena si verificano le medesime condizioni luminose. L’immagine finale, condensata su tela o su carta,
oscilla cioè tra essere il frutto di un tempo subìto – ossia già passato, sfuggente ed inafferrabile – e la previsione di un tempo anticipato, di una circostanza cioè destinata ad essere già annunciata e quindi prevista.
Quella di Marchetti Lamera è una pittura-disegno basata sull’accenno, sull’allusione, sulla metafora, che prendono forma con una costante fissità di soggetto (l’ombra proiettata) ed una reiterata processualità esecutiva. È una pratica essenziale ed aniconica, realizzata con campiture dalle minime oscillazioni cromatiche, in cui la figurazione viene a sciogliersi nell’informe fluidità dell’ombra, come neve al sole.