Tra le proposte espositive del Summer Show, pensato da Studio la Città per offrire ai visitatori un nuovo allestimento “estivo” dei propri spazi, una sala è stata dedicata ai lavori dell’americano David Simpson di cui sono stati presentati, per la prima volta in Italia, le particolarissime opere degli anni ’80: lavori il cui il bilanciamento del colore veniva operato dall’artista con l’ausilio di forme geometriche dai contorni netti.

Anche in queste tele l’illuminazione e il colore hanno un’importanza fondamentale per l’artista, ma in forma diversa rispetto a quelle cangianti: la loro struttura sagomata, talvolta composta da quadrati affiancati o sovrapposti, implica inevitabilmente un dialogo serrato tra volumi e cromie, territorio di ricerca di questo artista fin dai suoi esordi a Berkeley, negli anni ’50, tra il gruppo astrattista americano.

Infatti, come per i suoi lavori più noti dalla fine degli anni ’90 ad oggi, anche in questo caso, i dipinti di Simpson non sono referenziali, né allegorici e le trasformazioni di luce e colore che generano non sono solo ottiche, ma veramente esperienziali.

Forse qui più che in altre opere si percepisce il legame serrato con la storia dell’arte americana del primo dopoguerra e la diretta discendenza di questi lavori dai quadri dei pittori astrattisti di metà ‘900 come Ad Reinhardt, Mark Rothko e Robert Ryman. Allo stesso tempo, lo studio su luce, colore e forma può essere ritrovato in quel contesto minimalista che generò le composizioni lineari e fluorescenti di Dan Flavin o le installazioni luminose e immersive di James Turrell e, più in generale, del movimento californiano Light and Space.

“The human spirit, light, the human soul, energy; all are part of this same thing, and art is one of its signs. All art that celebrates life, no matter how trembling and uncertain, gives off sparks of this light and energy. Rothko’s paintings give it, as do the frozen moments of Vermeer, Monet, Delacroix and the hundreds of anonymous medieval artists who illuminated book pages, created glass windows and lit their sculpture by placing it within the darkened niche.

It may be old fashioned to say that art should be redemptive, but I belive it should be when it can.”
(David Simpson)

Durante l’inaugurazione Marco Meneguzzo ha presentato la monografia inglese dell’artista americano: “David Simpson, Works 1965-2015”, edita da Radius Book, con testi di Louis Grachos, Jonathon Keats, Kenneth Baker e David Simpson.

Il libro costituisce un compendio esplicativo delle opere dell’artista realizzate tra il 1965 e il 2015 (lo trovate in vendita nel nostro store).