Il titolo della mostra, Animatio, fa riferimento all’etimologia del termine che coincide con il concetto creativo a cui l’artista si rifà cioè l’idea di “dar vita” alle proprie opere attraverso la 3D computer animation, una delle tecniche d’animazione più utilizzata nei settori della modellazione 3D, della pubblicità e dei film. Proprio attraverso questa tecnica, che da un certo punto di vista possiamo considerare “pittorica” sebbene pennello e la tela vengono drasticamente sostituiti da mouse e schermo, l’artista va oltre la bidimensionalità del quadro entrando nello spazio virtuale e animando la scena tramite il movimento e il suono.

I temi naturali e i paesaggi incontaminati sono da sempre una costante nella sua opera fin dalle iniziali collaborazioni e dalla prima personale negli spazi di Studio la Città – Persistence of vision – Painting with software, 2012. In quella mostra scene romantiche nella foresta si contrapponevano a sequenze tanto assurde quanto divertenti di oggetti, per nulla naturali, che subivano una serie di trasformazioni all’interno della logica virtuale.

«Viviamo in un periodo nel quale la scienza e la razionalità stanno privando il mondo della sua magia. Nelle nostre vite quotidiane si perde così il contatto con il mistero della natura» (intervista Persistence of Vision di Lien Heyting, 2012) con queste parole Brand evidenzia il filo rosso che lega la sua produzione artistica, ovvero le dicotomie reale-virtuale e naturale-artificiale. Proprio su queste contrapposizioni si concentrano i nuovi lavori dove lo spettatore, prima immerso nella natura virtuale creata dall’artista si muove come un insetto spostandosi tra il tappeto di foglie del sottobosco, osserva il lento emergere dal sottosuolo di figure dalla consistenza fluida e dai colori accesi (OA.movi) oppure fissa lo sbocciare dei fiori (VWV.movi) o il susseguirsi di eventi “metereologici” (MN.movi). Si ritrova, successivamente, proiettato in uno scenario urbano (ZS.movi) governato dal rombo delle auto che risalgono i pendii delle montagne e dalle luci delle città metropolitane. Questi lavori guidano lo spettatore alla riflessione su quanto il paesaggio, reale o virtuale, non sia altro che un insieme di associazioni e di proiezioni personali (tristezza, malinconia, allegria, …) che esso stesso suscita sulla nostra sfera emotiva: Brand non imita il paesaggio, ma raffigura il modo in cui lo percepiamo.