Studio la Città inaugura giovedì 12 ottobre 2017 la collettiva: In the depth of identity, con i lavori di Christian Fogarolli, Bepi Ghiotti, Tamara Janes, Francisco Muñoz Perez, curata da Andrea Lerda.
Darne una definizione è molto difficile, ma quante volte siamo portati a riflettere sul concetto di “identità”? Quante le circostanze in cui la questione identitaria si impone come protagonista di un dibattito tanto acceso quanto delicato?
“Identità” è certamente uno dei termini più usati nell’ambito della psicologia, della sociologia, della medicina e dell’antropologia, ma anche in campo politico, giornalistico e televisivo. La troviamo protagonista all’interno del mondo della pubblicità e della carta stampata, in quello della moda e dell’universo digitale. Ci riempiano la bocca di questa parola quando parliamo di Europa, quando dibattiamo sulle differenze di genere e ogni volta che tentiamo di rivendicare una posizione che si contrappone ad un’altra.
Sembra ormai appurato il fatto che l’identità, oltre alle sue componenti biologiche e mentali, è un prodotto sociale e culturale e che un rinnovato interesse nei suoi confronti si risveglia durante periodi storici di crisi. L’impoverimento culturale odierno, operato da una sempre più invadente presenza della galassia Internet, può essere considerato come un momento denso di criticità. La società più recente, esercita un ruolo particolarmente forte in questo senso; oggi i soggetti sono molto spesso portati a ritenere l’identità come un “luogo di raccolta”, come un tetto sicuro sotto cui potersi riparare. Il potere della società contemporanea, attraverso i suoi attori commerciali, economici, politici, assieme al playground della retorica pubblicitaria e massmediatica, si configura come in grado di generare identità e un numero sempre crescente di “sé” o di “noi”. Se una persona riesce poi ad aderire a esse in maniera corretta, allora, molto probabilmente, sarà in grado di ottenere il pass per accedere alla propria esistenza. Inoltre, la possibilità offerta dai social media di dare vita a un’identità diversa da quella che effettivamente ci appartiene (pensiamo ai profili su piattaforme come Facebook e Instagram, solo per citare i due più diffusi) va di pari passo con le caratteristiche di inconsistenza e di vulnerabilità di questa dinamica, così come con la curiosa opportunità di poterne generare all’infinito sempre di nuove e differenti.
La mostra In the depth of identity, proponendo la ricerca di 4 artisti che a vario titolo esprimono un interesse nei confronti di questo tema, evidenzia questo bisogno inesauribile di confrontarsi con il topos dell’identità, sottolineandone le qualità di mutevolezza, inconsistenza e precarietà.