Il concetto che accomuna le opere degli artisti presentati nella collettiva Landscape as a Dream è l’impossibilità di descrivere la bellezza della natura a causa della sua progressiva scomparsa o del suo mutamento. L’arte può solo coglierne le trasformazioni, le metamorfosi, quelle zone di passaggio non più delimitabili, che sono diventati i veri luoghi del nostro tempo, la nostra stessa cifra epocale. E gli artisti in mostra vanno proprio in cerca di nuove narrazioni e racconti, perché il problema non è più quello di riprodurre o di investigare gli estremi confini della nostra esperienza, ma quello più radicale di una sorta di loro rifondazione, della formazione di un nuovo alfabeto visivo, capace di unificare sguardo e visione, interno ed esterno, rivelazione e rilevazione dei luoghi. Essi partono dal noto per rappresentare il possibile.