Studio la Città, in collaborazione con Rizzuto Gallery di Palermo, apre la nuova stagione espositiva 2019-20 con una personale dedicata all’artista Lucio Pozzi.
Pozzi, nato nel 1935 a Milano, dopo aver vissuto alcuni anni a Roma, si trasferì negli Stati Uniti nel 1962 prendendo la cittadinanza Americana: forte è infatti l’impatto che ebbe su di lui la Pop Art e l’influenza di Mark Rothko, tutt’oggi molto presente nei suoi lavori. Ora l’artista divide il suo tempo fra Hudson, cittadina a nord di New York, e Valeggio sul Mincio, piccolo borgo tra Verona e Mantova da cui provengono la maggior parte delle opere proposte per questa mostra.
Tra i lavori presenti a Studio la Città, un ciclo in particolare occupa la maggior parte dell’allestimento: gli Scatter Group Paintings, da cui trae ispirazione il titolo dell’intera mostra. Acrilici su tela di grandi dimensioni, realizzati tra il 2013 e oggi, in cui Pozzi si concentra molto sulla texture e trasforma il suo pensiero in azione sulla tela dove, la stratificazione dei vari livelli di colore, può essere letta come una sorta di scansione archeologica da parte dello spettatore.

Il fatto che l’acrilico asciuga presto mi permette di aggiungere strati di colore senza limitazioni di sorta e in poco tempo, appena un po’ più lento della velocità del pensiero. In questi quadri le tracce degli strati sottostanti sono distinguibili sotto la superficie finale. Ci tengo a non sapere mai se e quando e come un quadro è finito. Come borbottò Picasso a un amico dopo aver visitato la retrospettiva di Cézanne subito dopo la morte di questi: “da adesso un quadro è finito dalla prima pennellata in poi”. Gli Scatter Paintings riguardano la distribuzione di forme e colori contenuti in aree geometriche formate da nastro adesivo e applicate prima su campi di colore diluito e dopo una sull’altra. In essi io procedo nel panico e nell’eccitazione che sento essere il carattere esimio della mia pittura. Ogni giorno devo avere anche il coraggio di distruggere quello che ho fatto se mi sembra troppo prevedibile. In acrilico non posso togliere, quindi non posso che aggiungere strati su strati fino a quando smetto. Gioco su infiniti echi, imitazioni, contraddizioni.

Oltre a questo gruppo di acrilici su tela, sono presenti alcune opere su carta di minori dimensioni dove l’elemento geometrico è sempre presente, come anche il rimando all’arte concettuale, a quella suprematista e al movimento Fluxus, che però qui si rivela in maniera più leggera e delicata. Anche per questa serie, Pozzi procede sempre per stratificazioni, stendendo un prima superficie di colore diluito ad acquerello, sul quale interviene successivamente con l’applicazione a spatola di geometrie in vinilico e, sporadicamente, disegnando tratti con la grafite.
Questo ciclo di lavori è realizzato in maniera molto istintiva, quasi come se per l’artista si trattasse di una pratica di esercitazione quotidiana. Recentemente, lo stesso Lucio Pozzi ha dichiarato: a cicli, mi addentro nel gioco “a painting a day keeps the doctor away”, cioè tento di fare un lavoro su carta al giorno, prima, durante o dopo tutte le altre attività in studio.
In questa serie ho seguito uno dei temi da me preferiti anche quando lavoro su tela: iniziare con colore diluito e poi rispondere a questo primo evento, con improvvisazioni non pianificate e senza tentare di conseguire risultati programmati. Per fare “a painting a day” devo lavorare in modestia, accettando che il flusso delle idee e della mano quasi si guidino da sè; è una routine che porta a tagliare i ponti e immergersi nel fare senza rinvii.