Coloro che amano ricondurre tutto ciò che è rappresentato in un’opera d’arte a qualche fonte immaginaria nella vita del suo creatore vengono fermati bruscamente dalle teste senza volto di Huerta. È impossibile scrutare le profondità evocative di questi quadri e scorgere, o anche solo immaginare, delle semplici narrazioni derivate. Huerta ha eliminato dai suoi dipinti tutto ciò che è superfluo. Avvicinarsi ed osservare un suo quadro significa diventare in prima persona quello che sta realmente ‘dietro’ il soggetto rappresentato. Fissare l’immagine dipinta della testa di uno sconosciuto fa pensare che Huerta sia collocato al di fuori del suo dipinto; egli è,infatti, più interessato a costringere lo spettatore a prestare attenzione all’opera che a rivelare il rapporto che intercorre tra sé artista e il suo quadro.

Quando pensiamo di aver capito il significato di un’opera o di aver identificato con precisione la sua identità, ci rendiamo conto che, guardandola sulla parete, ferma e silenziosa, la nostra posizione si identifica con quella della persona nel quadro. Lo spazio che sta dietro di noi allora inizia a delinearsi d’improvviso nella mente, si riempie di pericoli imminenti ed intimidazioni invisibili. Tali situazioni minacciose aumentano la consapevolezza dei nostri dintorni e riflettono i vari livelli di realtà che durante la giornata non prendiamo in considerazione. I potenti dipinti di Huerta, ipnotizzanti e carichi di tensione, mettono in gioco, avvicinandoli, il piacere contro l’ansia e riempiono il presente con la sensazione che qualsiasi cosa possa improvvisamente accadere.