Studio la Città inaugura sabato 9 giugno alle ore 11.30 la mostra: Senza Tema. Carta / Paper, una collettiva tutta dedicata alla produzione su carta di 65 artisti internazionali che, negli anni, hanno esposto con la galleria o sono stati personalmente collezionati dalla sua titolare: Hélène de Franchis. Le opere, selezionate dopo un lungo ed attento lavoro di ricerca, sono proposte con un particolare allestimento a “quadreria”: da lavori piccoli a molto grandi, realizzati in un arco temporale piuttosto ampio, partendo da un’incisione di Mauro Reggiani del 1934, fino ai recentissimi acquerelli di Stuart Arends. Parola chiave di questa esposizione è libertà. La libertà di sperimentazione che questo medium ha conferito agli artisti, ma anche la libertà che guida una galleria privata nella scelta di esporre semplicemente seguendo il proprio gusto, o meglio, come dichiara la stessa Hélène de Franchis, di scegliere per una volta…”senza tema”.
All’interno dell’ampio gruppo di artisti proposti, spiccano nomi di rilievo che hanno segnato il percorso espositivo di Studio la Città, come ad esempio Lucio Fontana, di cui saranno esposte delle Battaglie e un Concetto Spaziale su carta assorbente, un Paesaggio Anemico di Mario Schifano, alcune serigrafie e acrilici di Piero Dorazio, gouache di Sonia Delaunay, dei piccoli lavori di Sol Lewitt, passando per una serie di artisti inglesi molto cari alla galleria negli anni ’70 (Robyn Denny, John Hoyland, David Leverett, Richard Smith ecc.). L’elenco è molto lungo e non si esaurisce celebrando i grandi maestri, ma prende in esame anche gli esponenti più “contemporanei”, rispecchiando a pieno le scelte stilistiche della gallerista. Ecco quindi in mostra, non solo opere in edizione ma anche pezzi unici di alcuni importanti rappresentanti dell’arte povera, dalle serigrafie di Pier Paolo Calzolari ad un’opera installativa di Giulio Paolini, per giungere al nuovo millennio con lavori su carta di Eva Kot’átková (artista ceca con un’importante personale in corso all’Hangar Bicocca), Herbert Hamak, Jacob Hashimoto, Hema Upadhyay, Giorgia Severi, Eugenio Tibaldi, solo per citarne alcuni.
Ritenuta talvolta, ma a torto, meno nobile, l’opera su carta ci svela in realtà aspetti interessanti del rispettivo autore. Il disegno, ad esempio, è a volte uno studio preparatorio e altre invece non è preparatorio a nulla, ma è opera in sé dove si ritrovano o si scoprono elementi della poetica dell’artista che erano sfuggiti. Sulla carta si perde a volte anche la dimensione del tempo: certe battaglie disegnate da Fontana potrebbero confondersi con la mano di un artista rinascimentale o settecentesco, e questo sorprende se invece poi lo si mette in relazione con le opere di Fontana più note come ad esempio le ceramiche. Lavorare con e sulla carta sembra permettere all’autore una maggiore confidenza, offre la possibilità di aggiustare il segno, di ripensare; possibilità che in genere non è concessa nell’opera realizzata con altri materiali. (Hélène de Franchis)