A partire da sabato 23 febbraio 2019, Studio la Città ospita la personale dell’americana Tracey Snelling dove, accanto alla grande installazione: Tenement Rising, già esposta con successo nella mostra no place like home, l’artista propone una serie di opere “sociologiche”, ricreando su scala ridotta, ambienti ed edifici provenienti dalla sua esperienza personale, al limite del voyeurismo.
Attraverso l’uso della scultura, il video e l’installazione, Tracey Snelling fornisce la sua personale impressione di un luogo, delle persone che lo abitano e della sua esperienza. Spesso, l’immagine fotografica inserita all’interno delle sue opere, si distingue dalla vita reale che si svolge all’interno degli edifici generando un senso di mistero.
Il lavoro dell’artista, che spesso trae ispirazione dai film noir, vuole creare un senso di curiosità: chi ci vive? Che cosa stanno facendo le persone all’interno delle abitazioni? Queste domande trasportano l’osservatore nel regno della narrazione. Utilizzando i video, gli audio e i modellini in scala, l’artista non cerca di replicare un luogo, piuttosto cerca di indagare l’ambiente stesso permettendo, a chi osserva, di estrapolare dall’opera il proprio intimo e personale significato.
Sono degli spaccati sociologici quelli della Snelling, che ricrea nelle sue sculture a parete, situazioni a volte paradossali, altre di denuncia (molto spesso della situazione non paritaria delle donne), sempre sullo sfondo di un’ambientazione familiare per l’artista: in MIS Döner Kebap è rappresentata la strada dove Tracey viveva a Kreuzberg, un quartiere di Berlino, in Green Bar invece, altra opera presente in mostra, la location non è reale ma, piuttosto, una ricostruzione tratta da ricordi mixati assieme dei tipici locali della capitale tedesca, frequentati dall’artista. Accanto a queste, Rainy Night, opera originariamente creata per la mostra The Storytellers, tenutasi nel 2013 allo Stenerset Museet di Oslo, fa riferimento al poema As One in the Rain di Octavio Paz, proiettando stralci dell’omonimo film e, in particolare, le scene di nudo della modella, musa dello scrittore.
Tra i nuovi lavori esposti, merita un approfondimento l’opera titolata Serial Killer Room, Fantasy Mirror Room, Club: nella stanza riecheggia la voce di “Buffalo Bill”, tratta dal film Silence of the Lambs, da cui si evince come, anche i quartieri più chic possano essere abitati da un’umanità con molti scheletri nell’armadio. Qui infatti, i protagonisti di queste piccole architetture abitate (un serial killer e un predicatore cristiano misogino che non concede alle donne il diritto di parola durante le funzioni religiose), celano segreti inquietanti e narrano il disagio nascosto dal finto perbenismo borghese.
Tracey Snelling è nata a Oakland, in California nel 1970. Vive e lavora tra Berlino e gli Stati Uniti. L’artista, che lavora con la scultura, il video, la fotografia e l’installazione, ha spesso incentrato la sua ricerca sui problemi sociologici, sul voyeurismo e le architetture urbane, sempre partendo delle sue esperienze personali. Ha iniziato la sua carriera come fotografa, nei primi anni di attività ha lavorato con il California Conservation Corps e successivamente ha frequentato l’Università del New Mexico, dove ha conseguito un BFA, lavorando come vigile del fuoco con il Forest Service degli Stati Uniti per finanziare la sua istruzione. La Snelling ha esposto in gallerie internazionali, musei e istituzioni, tra cui: i Musei Reali di Belle Arti del Belgio, Palazzo Reale (Milano), Museo delle Arti e del Design (New York), Kunstmuseum Krefeld (Germania), il Museo de Arte de Banco de la Republica (Bogotà), il Museen Stenersen (Oslo). I suoi cortometraggi sono stati proiettati al San Francisco International Film Festival, al Thessaloniki International Film Festival, al Circuito Off di Venezia e all’Arquiteturas Film Festival di Lisbona. L’opera Snelling’s Criminal City è stata recentemente commissionata all’artista dal Historisches Museum di Francoforte, che ha inaugurato nel settembre 2017.