Sospetto che non siano tanto le persone a cambiare le città, ma che esse, quasi automaticamente, riescano a comunicare tra loro e ad assomigliarsi sempre di più, quasi come una migrazione di elementi solidi, un trasferimento di spazi.
Gli uomini non colgono tutte le immagini contenute e non si accorgono completamente di quello che accade nelle e alle città: il mio lavoro degli edifici è uno strumento e la città stessa è diventata una forma di linguaggio.
MA LO SGUARDO VEDE?
(omaggio a Fischli & Weiss)
Il carattere più strabiliante dell’arte della fotografia è la sua specifica proprietà di captare la totalità delle figure e dei momenti, degli spazi e degli eventi. Sempre e comunque. A volte ci si accorge che è difficile distinguere il contenitore dal contenuto. Le scelte, i gesti – apparentemente più periferici – contribuiscono a formare il lavoro dal profondo. E’ allora che non c’è differenza tra teoria e tecnica, tra orizzonte e palo piantato nel suolo.