Dopo la personale del 2008, tornano a essere esposti negli spazi di Studio la Città i nuovi lavori dell’americano Davis Simpson.
Nato a Pasadena nel 1928, l’artista, che per molti anni ha insegnato a Berkeley, si dedica alla pittura non figurativa sin dall’inizio della sua carriera artistica. Del 1964 è il riconoscimento ufficiale, quando partecipa alla famosa mostra, Post Painterly Abstraction curata da Clement Greenberg presso il Museo d’Arte della Contea di Los Angeles.
I suoi lavori, costituiti di numerose velature, assumono, grazie a un complesso procedimento chimico, una preziosa iridescenza che li rende immediatamente riconoscibili. Attraverso questo particolare uso del colore e di un pigmento composto da particelle di mica avvolte di titanio Simpson è riuscito ad abbracciare una monocromia radicale, profonda.
Elemento indispensabile per la lettura del lavoro è la luce naturale. Strumento che permette di percepire a pieno le potenzialità di un pigmento tanto particolare da non svelare mai allo stesso tempo tutte le possibili sfumature. Opere tutt’altro che statiche, cariche di una vitalità e di una dinamicità che le lega in maniera inevitabile alle atmosfere brillanti del Rococò e del Barocco.
Recenti sono alcuni disegni su carta che il pittore americano ha realizzato utilizzando sempre la pittura cangiante che lo caratterizza, varcando però in questo caso la dimensione monocroma da lui prediletta per dare spazio a temi e forme dai sapori organici.
Riconosciuto a livello internazionale come uno dei più significativi interpreti della pittura minimalista, è presente nelle principali collezioni pubbliche e private, fra le quali quella del MoMA di New York, il Museum of Contemporary Art di San Diego, il Philadelphia Museum of Art nonché la Collezione Giuseppe Panza di Biumo.