Studio la Città inaugura sabato 25 novembre 2017 la mostra The Misfits, a cura di Marco Meneguzzo, con opere di Riccardo Camoni, Stefano Cattaneo, Mauro Folci, Igino Legnaghi, David Leverett, Paolo Patelli e Richard Smith.
Il titolo di questa collettiva è quello del celebre film di John Huston del 1961, con Clark Gable, Montgomery Clift e Marilyn Monroe che interpretano tre personaggi contro-corrente. Nella traduzione italiana del titolo del film sono infatti Gli spostati. Marco Meneguzzo ha pensato a The Misfits […] come a un titolo calzante per una mostra come questa sull’onda di un impulso che ha resistito a ogni lunga controprova, la prima delle quali era ovviamente la definizione di “spostati” associata a questi artisti. “Spostati”, però, è una delle traduzioni possibili per “misfits”, tanto è vero che quando il film uscì nelle sale europee il titolo nelle varie lingue mostra delle sfumature diverse, e delle aperture all’interpretazione […]. In Danimarca ad esempio il titolo era De frigjorte cioè I liberi. Dunque – prosegue Meneguzzo – […] “gli spostati” sono di fatto dei “perdenti” rispetto alla società, da cui se ne vanno, ma degli eroi agli occhi di noi che guardiamo, di noi che sappiamo cosa passa nell’animo di quelle persone, di noi che entriamo in contatto con quel singolo individuo, e non con le inevitabili categorie imposte dalla comunità sociale […].
La mostra vuole mostrare le opere di artisti che tra gli anni ‘70 e ‘90 hanno lavorato con la galleria e con la galleria sono stati presentati – in quegli anni – nelle principali fiere internazionali, quali: Colonia, Düsseldorf, Basilea, Parigi, Madrid, Stoccolma. Per la grandissima qualità del loro lavoro hanno riscosso apprezzamento dalla critica e successo nel mercato, sono stati esposti in gallerie prestigiose seguendo esclusivamente la propria poetica. Precursori del loro tempo, nella loro introspezione assolutamente anticonformista, sono sempre stati lontani da facili incasellamenti di tendenze, mode o scuole, ma ad un certo punto, per svariate ragioni, ciascuno di loro ha intrapreso strade diverse.
La loro storia artistica è stata caratterizzata da […] “un” momento di tangenza con lo “spirito del tempo”, – spiega Meneguzzo – e questo indica la loro capacità non solo di seguire un linguaggio, ma di produrlo nel momento in cui diventa maturo: sono, cioè, degli attori attivi del loro tempo espressivo. Tuttavia, questa tangenza è durata poco, troppo poco perché si consolidasse come pienamente pertinente a un momento storico, troppo poco perché la presenza di questi nomi si sedimentasse nell’immaginario del sistema dell’arte vasto e consolidato […].
Senza scadere nella solita accusa che spesso si rivolge all’arte contemporanea, ovvero quella di essere spietatamente legata al mercato del momento, Meneguzzo riconosce che spesso […] l’opera si stacca dal suo autore e viaggia da sola, parla autonomamente, come un figlio ormai cresciuto e adulto, ma è anche vero che talvolta le colpe dei padri ricadono sui figli, anche se le categorie cui appartengono sono differenti – i padri sono persone, le opere oggetti – e in arte ciò è ancora più vero perché i padri – gli autori – mantengono strettissimi legami di proprietà coi figli – le opere – e spesso ne determinano il destino. Come a dire che anche per le opere potrebbe trattarsi di una “questione di carattere”, perché queste spesso prendono il carattere dell’autore – il carattere, non solo l’intelligenza linguistica, la capacità espressiva, e tutti quegli elementi che appartengono in toto al linguaggio – e, a un carattere “scontroso” o “difficile”, o anche semplicemente “indipendente”, “libero”, “senza compromessi” (ecco i “misfits”!) corrisponde un’opera altrettanto difficile da categorizzare, “senza fissa dimora”. E i nomadi, in Occidente, non piacciono a nessuno… […]
In mostra opere di grandi dimensioni che la appartengono alla collezione di Studio la Città.